MILANO - Dietro l’influenza A non c’è solo il business dei vaccini e dei farmaci, ma anche quello delle galline e delle uova. Sì, perché il virus che serve per fabbricare il vaccino cresce sulle uova di pollo. Non semplici uova da supermercato, ma uova «embrionate», cioè fecondate e già sulla strada per dare origine a un pulcino. Per ottenere una dose di vaccino ci vuole un uovo: 24 milioni di dosi per la prima tranche di vaccinazione degli italiani, 24 milioni di uova. I conti li ha fatti un gruppo di giornalisti che ha firmato con il nome «Progetto Wacthdog» il libro «Nuova influenza, quello che non ci dicono», in uscita per Terre di Mezzo Editore. Proprio come «cani da guardia» gli autori hanno analizzato che cosa sta dietro il vaccino antinfluenzale, hanno fatto i conti in tasca alle industrie, hanno analizzato le prove dell’efficacia e i rischi della vaccinazione e degli antivirali, hanno monitorato le cronache di giornali e Tv che hanno parlato di pandemia in questi ultimi mesi, hanno registrato gli allarmi delle autorità sanitarie. E hanno scoperto l’affare delle uova.
NON UOVA QUALSIASI - A Rosia, vicino a Siena, dove si trova lo stabilimento della multinazionale svizzera Novartis che produce il vaccino, arrivano, da quest’estate, 150 mila uova al giorno. Un uovo da vaccino vale più del doppio di quello che finisce sulle nostre tavole: almeno venti centesimi. Proprio perché deve essere fecondato, non bastano le galline: ci vuole anche il gallo. Per questo il procedimento è più complesso. Un tempo le galline predilette dall’industria farmaceutica, si legge nel libro, erano le livornesi: piumaggio bianco e uova bianche, perché così è più facile vedere attraverso il guscio se si è formato l’embrione. Adesso però si usano anche quelle dal guscio rosso dal momento che le macchine più moderne riescono lo stesso a vedere all’interno. A fornire le uova alla Novartis è un allevamento di Faenza della famiglia Morini che fa quattro consegne alla settimana. Una volta arrivate a destinazione, le uova vengono inoculate con il virus fra il nono e l’undicesimo giorno di vita, poi vengono incubate per tre giorni e infine vengono aperte: si estrae il liquido e i virus vengono isolati, purificati e frammentati per ottenere quelle proteine che servono per fabbricare il vaccino. Ecco perché chi è allergico alle proteine dell’uovo va vaccinato in ambienti protetti che possano cioè far fronte a eventuali, anche se rare, reazioni avverse. Il Morini Group è nel business delle uova da vaccino dal 1996 e fin dal 2005 aveva messo a punto con le industrie e con il governo un piano pandemico. Ma anche per quanto riguarda il contratto per le uova, come per quello dei vaccini, l’entità rimane sconosciuta. Si può invece immaginare che quest’anno gli allevatori delle uova da vaccino prolungheranno la stagione di produzione. E c’è anche chi è certo che si troveranno meno uova e polli sul mercato e che i loro prezzi saliranno.
lunedì 30 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
Il corpo degenera a partire dai 45 anni
Il corpo degenera a partire dai 45 anni
MILANO - Chi, dopo aver superato spensieratamente i trenta, e aver scavalcato con baldanza i quaranta, pensava di aver fatto la sua parte nello sconfiggere la paura di invecchiare, ora dovrà di nuovo prepararsi a un nuovo ostacolo, probabilmente il più insidioso: i 45 anni. È quella la soglia critica dopo la quale accelera il declino fisico, in particolare la forma cardiovascolare.
LO STUDIO - La cattiva notizia per molti «splendidi quarantenni» arriva da uno studio guidato dal professore Andrew S. Jackson della University of Houston – e appena pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine – che ha analizzato tra il 1974 e il 2006 lo stato di salute e la forma fisica di migliaia di volontari, tra i 20 e i 96 anni. I partecipanti si sono sottoposti nel tempo a numerosi check-up riguardanti la salute, le abitudini alimentari, l’esercizio fisico; inoltre sono stati sottoposti a controlli cardiovascolari sotto sforzo. Una volta raccolti i dati, i modelli statistici hanno mostrato che i livelli di fitness diminuiscono sì nel tempo, ma non in modo lineare: dopo i 45 anni il declino della forma cardiovascolare subisce infatti un’accelerazione. E questo vale soprattutto per gli uomini.
STILE DI VITA - Ovviamente restano le differenze in base al diverso stile di vita. I risultati dello studio evidenziano anche che restare attivi, con un indice di massa corporeo normale e non fumatori permette di mantenere nel tempo una migliore forma fisica. «Questi dati indicano la necessità che i medici raccomandino ai pazienti di mantenere il peso nella norma, di fare attività fisica regolare e di astenersi dal fumo», conclude lo studio, confermando una serie di prescrizioni ormai consolidate dalla letteratura scientifica. In quanto alla paura di invecchiare: per quella c’è sempre tempo.
MILANO - Chi, dopo aver superato spensieratamente i trenta, e aver scavalcato con baldanza i quaranta, pensava di aver fatto la sua parte nello sconfiggere la paura di invecchiare, ora dovrà di nuovo prepararsi a un nuovo ostacolo, probabilmente il più insidioso: i 45 anni. È quella la soglia critica dopo la quale accelera il declino fisico, in particolare la forma cardiovascolare.
LO STUDIO - La cattiva notizia per molti «splendidi quarantenni» arriva da uno studio guidato dal professore Andrew S. Jackson della University of Houston – e appena pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine – che ha analizzato tra il 1974 e il 2006 lo stato di salute e la forma fisica di migliaia di volontari, tra i 20 e i 96 anni. I partecipanti si sono sottoposti nel tempo a numerosi check-up riguardanti la salute, le abitudini alimentari, l’esercizio fisico; inoltre sono stati sottoposti a controlli cardiovascolari sotto sforzo. Una volta raccolti i dati, i modelli statistici hanno mostrato che i livelli di fitness diminuiscono sì nel tempo, ma non in modo lineare: dopo i 45 anni il declino della forma cardiovascolare subisce infatti un’accelerazione. E questo vale soprattutto per gli uomini.
STILE DI VITA - Ovviamente restano le differenze in base al diverso stile di vita. I risultati dello studio evidenziano anche che restare attivi, con un indice di massa corporeo normale e non fumatori permette di mantenere nel tempo una migliore forma fisica. «Questi dati indicano la necessità che i medici raccomandino ai pazienti di mantenere il peso nella norma, di fare attività fisica regolare e di astenersi dal fumo», conclude lo studio, confermando una serie di prescrizioni ormai consolidate dalla letteratura scientifica. In quanto alla paura di invecchiare: per quella c’è sempre tempo.
martedì 17 novembre 2009
Per avere muscoli d'acciaio non occorre esagerare con la carne
MILANO - Si dice che Milone di Crotone, il leggendario lottatore che nel sesto secolo a.C. vinse cinque Olimpiadi di seguito, mangiasse ben nove chili di carne tutti i giorni per avere muscoli d'acciaio. Oggi nessuno si spinge a tanto, ma l'idea che mangiare tanta carne o comunque seguire una dieta ad alto contenuto proteico sia quasi obbligatorio per chi vuole eccellere nel body building, nel calcio o in qualsiasi sport che richieda un bel po' di muscoli è dura a morire. Si tratta però di un mito senza troppi fondamenti scientifici, stando ai risultati di una ricerca statunitense pubblicata dal Journal of the American Dietetic Association.
SINTESI PROTEINE – Gli autori, un gruppo di ricercatori dell'università del Texas, sostengono che bisognerebbe piuttosto mangiare non molte proteine (bastano 30 grammi, forse perfino meno), ma a ogni pasto. La convinzione arriva da uno studio rigoroso, condotto per rispondere a una semplice domanda: «Sappiamo che con 30 grammi di proteine, che corrispondono approssimativamente a un etto di pollo, di pesce o di carne di manzo magra, aumentano del 50 per cento la sintesi di proteine muscolari in giovani adulti e negli anziani: ci siamo chiesti se triplicando la dose triplichi di conseguenza anche la capacità di “costruire i muscoli”», spiega Douglas Paddon-Jones, il responsabile dello studio. Per ottenere la risposta, Paddon-Jones ha chiesto a 17 giovani e 17 anziani di mangiare, in tempi diversi, porzioni da un etto o tre etti di carne magra di manzo. Poi, il ricercatore ha preso campioni di sangue ed eseguito micro-biopsie muscolari per determinare il tasso di sintesi proteica dopo ciascun pasto. C'è voluto poco per accorgersi che il pezzo di carne più grosso portava alla stessa, identica quota di proteine muscolari: come se, in altri termini, già introducendo 30 grammi di proteine si raggiungesse un tetto massimo che non è possibile sfondare. Inutile rimpinzarsi di carne, insomma.
PASTI – Il dato, secondo Paddon-Jones, ha importanti implicazioni che potrebbero aiutarci a distribuire meglio il consumo di proteine durante il giorno: se una «bomba» proteica non fa sbocciare all'istante fibre muscolari a iosa, meglio garantirsi una quota minima ma costante di proteine, per avere una sintesi altrettanto regolare di muscolo. Il fatto non è così banale come sembra, visto che molti di noi non mangiano affatto così: la giornata-tipo che va per la maggiore prevede poche proteine a colazione (per chi la fa), un po' di più a pranzo, la dose più elevata a cena, quando finalmente ci si può sedere a tavola con calma. «In sostanza durante il giorno non introduciamo proteine a sufficienza per costruire muscoli in maniera efficace, mentre alla sera ne consumiamo più di quante ne riusciamo ad usare. E gran parte di questo eccesso proteico finisce per diventare glucosio o grasso», osserva il ricercatore statunitense. Che suggerisce perciò di spostare un po' delle proteine della sera in altri momenti della giornata, per riequilibrarne il consumo e far sì che la sintesi di proteine muscolari sia davvero efficace: non occorre insomma fare scorpacciate di carne, ma essere un po' più furbi nel distribuire l'introito proteico durante la giornata: «A colazione si possono aggiungere proteine di alta qualità con un bicchiere di latte, uno yogurt o una manciata di frutta a guscio – consiglia Paddon-Jones –. A pranzo, cerchiamo di mangiare 30 grammi di proteine accompagnando l'insalata con un uovo o un po' di tonno; alla sera, riduciamo la carne mantenendoci su porzioni di circa un etto. Così facendo, il nostro organismo sarà impegnato a sintetizzare proteine muscolari in modo efficace durante tutto l'arco della giornata».
SINTESI PROTEINE – Gli autori, un gruppo di ricercatori dell'università del Texas, sostengono che bisognerebbe piuttosto mangiare non molte proteine (bastano 30 grammi, forse perfino meno), ma a ogni pasto. La convinzione arriva da uno studio rigoroso, condotto per rispondere a una semplice domanda: «Sappiamo che con 30 grammi di proteine, che corrispondono approssimativamente a un etto di pollo, di pesce o di carne di manzo magra, aumentano del 50 per cento la sintesi di proteine muscolari in giovani adulti e negli anziani: ci siamo chiesti se triplicando la dose triplichi di conseguenza anche la capacità di “costruire i muscoli”», spiega Douglas Paddon-Jones, il responsabile dello studio. Per ottenere la risposta, Paddon-Jones ha chiesto a 17 giovani e 17 anziani di mangiare, in tempi diversi, porzioni da un etto o tre etti di carne magra di manzo. Poi, il ricercatore ha preso campioni di sangue ed eseguito micro-biopsie muscolari per determinare il tasso di sintesi proteica dopo ciascun pasto. C'è voluto poco per accorgersi che il pezzo di carne più grosso portava alla stessa, identica quota di proteine muscolari: come se, in altri termini, già introducendo 30 grammi di proteine si raggiungesse un tetto massimo che non è possibile sfondare. Inutile rimpinzarsi di carne, insomma.
PASTI – Il dato, secondo Paddon-Jones, ha importanti implicazioni che potrebbero aiutarci a distribuire meglio il consumo di proteine durante il giorno: se una «bomba» proteica non fa sbocciare all'istante fibre muscolari a iosa, meglio garantirsi una quota minima ma costante di proteine, per avere una sintesi altrettanto regolare di muscolo. Il fatto non è così banale come sembra, visto che molti di noi non mangiano affatto così: la giornata-tipo che va per la maggiore prevede poche proteine a colazione (per chi la fa), un po' di più a pranzo, la dose più elevata a cena, quando finalmente ci si può sedere a tavola con calma. «In sostanza durante il giorno non introduciamo proteine a sufficienza per costruire muscoli in maniera efficace, mentre alla sera ne consumiamo più di quante ne riusciamo ad usare. E gran parte di questo eccesso proteico finisce per diventare glucosio o grasso», osserva il ricercatore statunitense. Che suggerisce perciò di spostare un po' delle proteine della sera in altri momenti della giornata, per riequilibrarne il consumo e far sì che la sintesi di proteine muscolari sia davvero efficace: non occorre insomma fare scorpacciate di carne, ma essere un po' più furbi nel distribuire l'introito proteico durante la giornata: «A colazione si possono aggiungere proteine di alta qualità con un bicchiere di latte, uno yogurt o una manciata di frutta a guscio – consiglia Paddon-Jones –. A pranzo, cerchiamo di mangiare 30 grammi di proteine accompagnando l'insalata con un uovo o un po' di tonno; alla sera, riduciamo la carne mantenendoci su porzioni di circa un etto. Così facendo, il nostro organismo sarà impegnato a sintetizzare proteine muscolari in modo efficace durante tutto l'arco della giornata».
sabato 14 novembre 2009
LA NUOVA PIRAMIDE ALIMENTARE
MILANO - Quella standard con le figurine dei cibi la conosciamo bene, anche se di tanto in tanto è stata modificata per diventare, ad esempio, più «regionale» e includere alimenti tipici di alcune zone d'Italia. Oggi ne viene proposta una tutta diversa, senza disegni, ma con indicazioni assai pratiche. «La nuova piramide alimentare si basa sui principi fondamentali della dieta mediterranea ma non indica i consumi, bensì educa a comporre i pasti nel modo giusto», così la definisce Carlo Cannella, presidente dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione.
PIRAMIDE – La nuova piramide è stata presentata di recente a Parma a conclusione della III Conferenza Internazionale del Centro Interuniversitario Internazionale di Studi sulle Culture Alimentari Mediterranee (CIISCAM) e rivolta a tutta la popolazione adulta, dai 18 ai 65 anni. Alla base, a sorpresa, non ci sono figurine di cereali, insalata o frutta ma poche parolette, insolite se si hanno in mente le piramidi alimentari classiche: attività fisica, convivialità, stagionalità, prodotti locali. «Queste parole, che esortano a uno stile di vita salutare oltre che a un'alimentazione sana, indicano che lo scopo della nostra piramide è soprattutto educativo: vogliamo far capire agli italiani che devono muoversi, vivere con piacere il cibo, scegliere alimenti di stagione che provengono dalla zona dove si abita», spiega Cannella. Queste, insomma, sono le regole che dobbiamo tener presenti ancor prima di sederci a tavola. Poi, l'altro caposaldo alla base della piramide: «Bere acqua, tanta acqua. Evitando le bevande zuccherate», dice Cannella. Quindi si sale, passando ai cibi veri e propri: al primo livello ci sono cereali (preferibilmente integrali), frutta e verdura che devono entrare a far parte di tutti i pasti della settimana. Questi possiamo, anzi dobbiamo consumarli ogni volta che ci sediamo a tavola; salendo ancora, si trovano gli alimenti che vanno introdotti ogni giorno ma non necessariamente in tutti i pasti, ovvero il latte e i latticini, l'olio d'oliva, la frutta a guscio e le spezie per insaporire i cibi, utilissime per ridurre il sale.
IN CIMA – Salendo ancora, ecco i cibi che si devono introdurre durante l'arco della settimana, variando di volta in volta la composizione dei pasti: due-quattro porzioni di uova, due o più porzioni di pesce e legumi, una o due porzioni di pollame. Ancora più su, proprio in cima alla piramide, gli alimenti con cui è bene non esagerare: una porzione di salumi, due porzioni (o meno) di carne rossa e di dolci. «Sommando assieme tutte le porzioni indicate nella piramide si arriva al totale dei 14 pasti settimanali – spiega Cannella –. Questo strumento, perciò, è utile e innovativo perché non dà soltanto indicazioni “astratte” sulla qualità dei cibi da introdurre nella dieta. È infatti la prima volta che la piramide viene strutturata con gli alimenti che compongono un pasto principale alla base e, via via a salire, gli altri cibi necessari a completarlo distribuiti a seconda che la frequenza di consumo consigliata sia giornaliera o settimanale».
TRADIZIONE E MODERNITÀ – La piramide cita alimenti come il couscous, che non sono tipici della tradizione italiana (almeno, non al di fuori della Sicilia), e l'invito a bere vino con moderazione nel rispetto delle tradizioni sociali e religiose. C'è quindi un'attenzione precisa a includere le novità che necessariamente derivano dal melting pot che si sta creando anche nel nostro Paese: «La dieta mediterranea proposta con questa nuova piramide è rivisitata all'insegna della modernità e del benessere, senza però trascurare le tradizioni culturali, religiose e le diverse identità nazionali – osserva il nutrizionista –. Nelle nostre intenzioni questa è una sorta di “macro-struttura” che può adattarsi alle esigenze attuali di tutte le popolazioni mediterranee, nel rispetto delle varianti locali diverse da Paese a Paese e spesso da regione a regione». Non manca l'accenno polemico: «La piramide, in cui non c'è neppure una figura, è anche una risposta a quanti, negli Stati Uniti, cercano di appropriarsi della dieta mediterranea in vario modo. La Oldways Foundation, ad esempio, ha creato il marchio “cibo mediterraneo” e lo appioppa a qualsiasi cosa, perfino agli avocado che di certo non sono un nostro alimento tipico. Quello però è marketing, noi vogliamo solo educare la gente a capire che cosa deve mettere assieme, ogni giorno, per costruire una dieta bilanciata e sana», conclude Cannella.
PIRAMIDE – La nuova piramide è stata presentata di recente a Parma a conclusione della III Conferenza Internazionale del Centro Interuniversitario Internazionale di Studi sulle Culture Alimentari Mediterranee (CIISCAM) e rivolta a tutta la popolazione adulta, dai 18 ai 65 anni. Alla base, a sorpresa, non ci sono figurine di cereali, insalata o frutta ma poche parolette, insolite se si hanno in mente le piramidi alimentari classiche: attività fisica, convivialità, stagionalità, prodotti locali. «Queste parole, che esortano a uno stile di vita salutare oltre che a un'alimentazione sana, indicano che lo scopo della nostra piramide è soprattutto educativo: vogliamo far capire agli italiani che devono muoversi, vivere con piacere il cibo, scegliere alimenti di stagione che provengono dalla zona dove si abita», spiega Cannella. Queste, insomma, sono le regole che dobbiamo tener presenti ancor prima di sederci a tavola. Poi, l'altro caposaldo alla base della piramide: «Bere acqua, tanta acqua. Evitando le bevande zuccherate», dice Cannella. Quindi si sale, passando ai cibi veri e propri: al primo livello ci sono cereali (preferibilmente integrali), frutta e verdura che devono entrare a far parte di tutti i pasti della settimana. Questi possiamo, anzi dobbiamo consumarli ogni volta che ci sediamo a tavola; salendo ancora, si trovano gli alimenti che vanno introdotti ogni giorno ma non necessariamente in tutti i pasti, ovvero il latte e i latticini, l'olio d'oliva, la frutta a guscio e le spezie per insaporire i cibi, utilissime per ridurre il sale.
IN CIMA – Salendo ancora, ecco i cibi che si devono introdurre durante l'arco della settimana, variando di volta in volta la composizione dei pasti: due-quattro porzioni di uova, due o più porzioni di pesce e legumi, una o due porzioni di pollame. Ancora più su, proprio in cima alla piramide, gli alimenti con cui è bene non esagerare: una porzione di salumi, due porzioni (o meno) di carne rossa e di dolci. «Sommando assieme tutte le porzioni indicate nella piramide si arriva al totale dei 14 pasti settimanali – spiega Cannella –. Questo strumento, perciò, è utile e innovativo perché non dà soltanto indicazioni “astratte” sulla qualità dei cibi da introdurre nella dieta. È infatti la prima volta che la piramide viene strutturata con gli alimenti che compongono un pasto principale alla base e, via via a salire, gli altri cibi necessari a completarlo distribuiti a seconda che la frequenza di consumo consigliata sia giornaliera o settimanale».
TRADIZIONE E MODERNITÀ – La piramide cita alimenti come il couscous, che non sono tipici della tradizione italiana (almeno, non al di fuori della Sicilia), e l'invito a bere vino con moderazione nel rispetto delle tradizioni sociali e religiose. C'è quindi un'attenzione precisa a includere le novità che necessariamente derivano dal melting pot che si sta creando anche nel nostro Paese: «La dieta mediterranea proposta con questa nuova piramide è rivisitata all'insegna della modernità e del benessere, senza però trascurare le tradizioni culturali, religiose e le diverse identità nazionali – osserva il nutrizionista –. Nelle nostre intenzioni questa è una sorta di “macro-struttura” che può adattarsi alle esigenze attuali di tutte le popolazioni mediterranee, nel rispetto delle varianti locali diverse da Paese a Paese e spesso da regione a regione». Non manca l'accenno polemico: «La piramide, in cui non c'è neppure una figura, è anche una risposta a quanti, negli Stati Uniti, cercano di appropriarsi della dieta mediterranea in vario modo. La Oldways Foundation, ad esempio, ha creato il marchio “cibo mediterraneo” e lo appioppa a qualsiasi cosa, perfino agli avocado che di certo non sono un nostro alimento tipico. Quello però è marketing, noi vogliamo solo educare la gente a capire che cosa deve mettere assieme, ogni giorno, per costruire una dieta bilanciata e sana», conclude Cannella.
mercoledì 11 novembre 2009
Curcuma e cancro: non solo prevenzione di Attilio Speciani

Si è appena concluso a Washington il Meeting dell'American Institute of Cancer Research, dove i massimi esperti mondiali hanno discusso della relazione tra alimentazione, attività fisica e prevenzione e cura delle forme tumorali. Tra le numerose novità la sempre maggiore importanza dell'uso di alcune spezie, presenti da secoli nella tradizione alimentare, che la scienza sta documentando come attivissime nella difesa anticancro. In particolare la Curcuma si segnala per una ricchezza e una intensità di azione che la mettono alla pari dei più potenti farmaci antineoplastici.
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